giovedì 5 febbraio 2009
GRANDE FRATELLO: un' italia che non vorrei.
Nessun commento all'arroganza, la maleducazione e la superficialità con cui vengono affrontati temi importanti da questi ragazzi che per mia sfortuna rappresentano l'italia e quindi me.!!!!
martedì 3 febbraio 2009
capro espiatorio
Ieri sera guardando la TV con amiche, dopo che una concorrente del GF ha detto "sono il capro espiatorio di....." mi è venuto un dubbio: ma si dice capo o capro espiatorio? Tutte sostenevano che si dice "capo espiatorio", ed io dubbiosa ho confermato.
Ma questa mattina la curiosità mi ha spinto ad effettuare le mie solite ricerche, quindi ammetto di aver scoperto solo oggi da dove viene il modo di dire CAPRO ESPIATORIO.
Qui di seguito i risultati della mia ricerca:
- Il capro espiatorio era una capra che veniva allontanata nella natura selvaggia, come parte delle cerimonie ebraiche dello Yom Kippur, il Giorno dell'Espiazione, all'epoca del Tempio di Gerusalemme. Due capri venivano portati, assieme ad un toro, sul luogo del sacrificio, come parte dei Korbanot ("sacrifici") del Tempio di Gerusalemme. Il sacerdote compiva un'estrazione a sorte tra i due capri. Uno veniva bruciato sull'altare sacrificale assieme al toro. Il secondo diventava il capro espiatorio. Il sacerdote poneva le sue mani sulla testa del capro e confessava i peccati del popolo di Israele. Il capro veniva quindi allontanato nella natura selvaggia, portando con sé i peccati del popolo ebraico, per essere precipitato da una rupe a circa 10 chilometri da Gerusalemme.
- In senso figurato, un "capro espiatorio" è qualcuno a cui è attribuita tutta la responsabilità di malefatte, errori o eventi negativi e deve subirne le conseguenze ed espiarne la colpa; è bene anche dirsi, che il capro espiatorio diventa soggetto di tali accuse, e quindi probabili pene, più volte prima di essere definito tale. La ricerca del capro espiatorio è l'atto irrazionale di ritenere una persona, un gruppo di persone, o una cosa, responsabile di una moltitudine di problemi.
domenica 1 febbraio 2009
AFFATTO
ma la parola affatto sta a significare per niente o del tutto?
Io ho sempre avuto la convinzione che significase del tutto o completamente, infatti la frase : per niente affatto io l'interpreto come per niente completamente.
Ma propio ieri un mio amico mi ha chiesto: MI VUOI BENE? ed io ho risposto : AFFATTO.
e da, li giu una violenta discussione sul significato del termine.
Lui sosteneva (come la maggior parte delle persone) che affatto significa Per niente, ed io testa dura ho fatto un'approfondita ricerca ed ora sono qui con prove documentate ad urlare a tutto il mondo che affatto utilizato nella frase: PER NIENTE AFFATTO, sta solo a rafforzare la parola niente... quindi AFFATTO=DEL TUTTO/COMPLETAMENTE
Ovviamente nel gergo comune tale parola ha cambiato significato, ma ERONEAMENTEEEEEE!!!
Riporto qui di seguito i risultati della mia ricerca:
Etimologicamente la parola affatto deriva da a + fatto nel senso di ‘cosa ormai compiuta, completa’ e quindi esprime il concetto di “nel fatto”, “nella sostanza”, “nella realtà”; rende l’idea di ciò che si è concretato e quindi è positivo, definitivo, affermativo e confermativo di una realtà. Il corrispondente latino è omnino (interamente, totalmente). È apparentato all’avverbio infattti e alla locuzione avverbiale di fatto.
Ma quale ne è il significato esatto? Consultiamo il “Grande Dizionario della lingua italiana” - Vol. I, di Salvatore Battaglia (Edizioni UTET - Torino, 1961, pag. 200): vi troviamo spiegato che si tratta di un avverbio indicante “ interamente, completamente, del tutto, in tutto e per tutto; realmente, veramente “ ed usato anche per rafforzare una negazione: niente affatto (per nulla).
Peraltro già nel 1956 il “ Dizionario linguistico moderno “ (Edizioni Scolastiche Mondadori, 1956, pagg. 27-28) di Aldo Gabrielli, aveva precisato che trattasi di un avverbio di quantità che, usato da solo, vale ‘interamente’, ‘in tutto e per tutto’, ‘del tutto’, ‘totalmente’ e simili: ‘ … la popolazione era giunta, non satolla né affamata, ma, certo, affatto sprovveduta, alla messe del 1628… ‘ (Manzoni).
Si aggiungeva inoltre: errore è quindi usarlo, così da solo, con significato negativo; per esempio “ È affatto bello “ significa che è interamente bello; per dire che non è bello bisognerà dire ‘Non è affatto bello’; bisogna cioè far precedere affatto dalla negazione non; così, la frase “Questo libro mi piace affatto” vale “Questo libro mi piace in tutto e per tutto”, mentre la frase “Questo libro non mi piace affatto” vale “Questo libro non piace per nulla”.
Così, a uno che, per esempio, domandasse: “ Ti senti bene? “, noi, per comunicare che non ci sentiamo bene, non risponderemmo “ Affatto “, ché invece verremmo a dire che stiamo interamente bene; volendo rispondere che non ci sentiamo bene, dovremmo rispondere: “Niente affatto“.